Lo dimostra uno studio fatto nel deserto cileno di Atacama
Scoprire tracce di vita su Marte sarà più difficile del previsto, perché gli strumenti per il rilevamento di tracce biologiche già presenti sul pianeta o in fase di progettazione potrebbero non essere abbastanza sensibili: per avere una risposta bisognerà dunque attendere l’arrivo sulla Terra dei campioni raccolti dal rover Perseverance.

E’ questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da un team internazionale a cui ha preso parte anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

I ricercatori hanno messo alla prova gli strumenti di indagine delle missioni marziane analizzando campioni raccolti in uno dei luoghi più aridi del nostro pianeta, Piedra Roja in Cile. Si tratta di un ventaglio alluvionale formatosi in condizioni aride nel deserto di Atacama circa 160-100 milioni di anni fa e geologicamente analogo al cratere Jezero su Marte dove si trova il rover Perseverance.

“Ci siamo occupati in particolare dell’analisi dei campioni utilizzando la tecnica di spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier di riflettanza diffusa”, spiega Teresa Fornaro dell’Inaf di Firenze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *