Delfina Delettrez sempre più musa di Kim Jones sulla passerella di Fendi . Lo stilista disegna pensando a lei, quarta generazione di donne della famiglia romana. E la veste nel momento esatto in cui la ragazza «pesca» pezzi dagli archivi degli anni Novanta. Quell’immaginario ispira il creativo sino al punto che sembra di fare un tuffo nel passato. Le note di Twin Peaks risuonano e il «tuffo» è quasi didascalico, a cominciare dal color block e dalle sovrapposizioni precise e per bene: i beige, i grigi e i neri. Pantaloni, tuniche, gilet, capotti. Le forme (più slim) e i materiali (più light) sono l’aggiornamento a un oggi che è più libero e confuso per gentile concessione degli anni Duemila.
Anche la storia di Etro secondo Marco De Vincenzo comincia a essere una gran bella storia. D’altronde lo ammette lui stesso che ha studiato e parecchio. Respirando e nuotando in un archivio che un’oceano immenso di tessuti e colori. Lo stilista ha fatto suo tanto, parecchio, questa volta rispettando e scoprendo una leggerezza a lui sconosciuta. Quindi abiti scivolati, maglie morbide, pizzi e e chiffon.E una inusuale sensualità, già. Fatta di trasparenze e scollature, anche lui.
D come Diesel e come Durex: cioè piacere sicuro, e gioco e libertà. Che sono le parole che Glenn Martens vuole far passare. La collab con la casa di preservativi è una montagna di confezioni (200 mila) al centro dello show che è come lo stilista belga ci sta abituando sia: una nuova e forte interpretazione del jeans. Il che, a secoli dalla sua nascita, è quasi un miracolo. Ma Glenn, lo sperimentatore, strappa, graffia, svuota, scarnifica, sfila, sbianca, decompone: il denim nelle sue mani si fa creta che lui modella all’occorrenza in versione over e cover (piumino, blouson, tute) o slim e mini (sottovesti, top, canotte) senza snobbare i cinque tasche che tornano a vita bassissima e sexyssima. Tasso erotico a mille.
Cavalli mai così Cavalli. Fausto Puglisi è entrato nel dna di questo marchio: non c’è capo che non sia riconducibile alla vera storia che è fatta di stampe, tinte e tessuti che sanno d’arte. Poi c’è la sensualità e gli Anni Settanta e la star del rock. Tute di rete e pantaloni a zampa, body hot e top, abiti scivolati e aperti e tuniche senza segreti.
D come Diesel e come Durex: cioè piacere sicuro, e gioco e libertà. Che sono le parole che Glenn Martens vuole far passare. La collab con la casa di preservativi è una montagna di confezioni (200 mila) al centro dello show che è come lo stilista belga ci sta abituando sia: una nuova e forte interpretazione del jeans. Il che, a secoli dalla sua nascita, è quasi un miracolo. Ma Glenn, lo sperimentatore, strappa, graffia, svuota, scarnifica, sfila, sbianca, decompone: il denim nelle sue mani si fa creta che lui modella all’occorrenza in versione over e cover (piumino, blouson, tute) o slim e mini (sottovesti, top, canotte) senza snobbare i cinque tasche che tornano a vita bassissima e sexyssima. Tasso erotico a mille.
Cavalli mai così Cavalli. Fausto Puglisi è entrato nel dna di questo marchio: non c’è capo che non sia riconducibile alla vera storia che è fatta di stampe, tinte e tessuti che sanno d’arte. Poi c’è la sensualità e gli Anni Settanta e la star del rock. Tute di rete e pantaloni a zampa, body hot e top, abiti scivolati e aperti e tuniche senza segreti.
In una foresta incantata i racconti di Grazia Deledda incontrano la poesia degli abiti di Antonio Marras. Sulla terra di entrambi, la Sardegna, dove la scrittrice non volle più tornare mentre lo stilista vive, l’amalgama «dei suoi romanzi e dei miei stracci», si schermisce lo stilista sapendo che l’omaggio gli è riuscito potente e sincero. Ecco le coperte e le stuoie raccontate dalla Deledda rivivere in pastrani e blouson, i giardini e i fiori apparire in stampe e ricami, la sensualità in parigine e spacchi e corpetti. Ci sono uomini passionali che avvolgono di attenzioni queste donne altere che non cedono come fece Grazia Deledda: «Volli fortissimamente volli». Come lui, Marras.
Alberta Ferretti ritrova uno stile preciso. Condizione necessaria per continuare un dialogo con le donne alle quali basta una tunica di velluto rosso per essere eleganti, un capello a larghe tese per un tocco sofisticato, una mini di rete nera per non passare inosservate. Non c’è un mood ma tanti. Che si possono anche chiamare suggerimenti per essere «un fiore notturno».

In una foresta incantata i racconti di Grazia Deledda incontrano la poesia degli abiti di Antonio Marras. Sulla terra di entrambi, la Sardegna, dove la scrittrice non volle più tornare mentre lo stilista vive, l’amalgama «dei suoi romanzi e dei miei stracci», si schermisce lo stilista sapendo che l’omaggio gli è riuscito potente e sincero. Ecco le coperte e le stuoie raccontate dalla Deledda rivivere in pastrani e blouson, i giardini e i fiori apparire in stampe e ricami, la sensualità in parigine e spacchi e corpetti. Ci sono uomini passionali che avvolgono di attenzioni queste donne altere che non cedono come fece Grazia Deledda: «Volli fortissimamente volli». Come lui, Marras.
Alberta Ferretti ritrova uno stile preciso. Condizione necessaria per continuare un dialogo con le donne alle quali basta una tunica di velluto rosso per essere eleganti, un capello a larghe tese per un tocco sofisticato, una mini di rete nera per non passare inosservate. Non c’è un mood ma tanti. Che si possono anche chiamare suggerimenti per essere «un fiore notturno».

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