A poco tempo dall’arresto di Sam Bankman-Fired, celebre per essere stato a capo dell’Exchange di criptovalute FTX, è possibile osservare come, nel corso del 2022, si siano registrati degli eventi catastrofici per il mercato delle monete virtuali. L’avvio delle procedure per bankrupcity della piattaforma FTX, gravemente compromessa da una crisi di liquidità, è stato seguito dal collasso di altre piattaforme di scambio, quali Genesis, o di fondi speculativi, come Three Arrows Capital.
Alla luce di questo crollo improvviso, che ha colpito anche alcuni dei principali attori del settore, un numero crescente di esperti ritiene che dal fallimento di FTX, paragonato ai grandi scandali contabili che hanno preceduto la crisi dei mutui subprime, potrebbe derivare un vero e proprio collasso delle criptovalute.
Invero, il parallelismo con la crisi del 2008 presenta dei caratteri paradossali, dal momento che le monete virtuali sono nate in reazione alla fiducia generalizzata nel sistema finanziario tradizionale, a seguito della crisi economica mondiale derivata dalla subprime mortgage crisis.
A ben vedere, analizzando il crollo di FTX è possibile individuare degli elementi comuni con Enron, gigante dell’energia: in primo luogo la rilevanza sul mercato delle criptovalute di FTX è paragonabile all’influenza del colosso energetico nei primi anni Duemila. L’Exchange era, infatti, considerata, fino a pochi mesi fa, la terza piattaforma di scambio al mondo per volume di transazioni, così come agli inizi del Duemila Enron era considerata una delle maggiori compagnie americane per la produzione di energia elettrica e gas naturale.
Ancora, Enron, commettendo falso in bilancio e falso in revisione, in combutta con la propria accounting firm, aveva nascosto le perdite della società mantenendo così uno stock price alto, avendo illuso gli azionisti e gli investitori del buon andamento dell’attività sociale. In maniera simile, FTX era associato all’impresa Alameda Research, di fatto appartenente allo stesso Bankman-Fired, il cui patrimonio netto era principalmente composto da FTT, token di FTX dal valore gonfiato. L’elemento di maggiore somiglianza tra Enron e il caso FTX è tuttavia il passaggio di assets tra entità apparentemente separate ma, di fatto, colluse; il che ha permesso in ambo i casi di gonfiare gli attivi e avere registrare un crollo vertiginoso nel momento in cui sono emersi elementi dissonanti. Si segnala che lo stesso Jhon Ray III, subentrato alla guida di FTX in costanza dell’inizio del bankrupcity process e già guida del processo di liquidazione di Enron, ha affermato che il caso FTX si è rivelato un esempio di “complete failure of corporate controls”, lasciando presagire conseguenze molto significative per l’intero settore.
Ora, l’accostamento è interessante soprattutto nell’ottica di immaginare quali conseguenze avrà la crisi delle cryptocurrencies dal punto di vista legale e della regolamentazione del settore. In tal senso, di recente Sherrod Brown, chair del Banking Committee del Senato degli Stati Uniti, ha affermato la necessità di creare un Sistema di regolazione per le criptovalute, con «authorities for regulators to have visibility into, and otherwise supervise, the activities of the affiliates and subsidiaries of crypto-asset entities», lasciando intendere l’esigenza di ripensare il sistema di normazione delle criptovalute a seguito dei recenti avvenimenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *