(TGCOM): Record di alberghi in Italia: sono oltre trentaduemila, un numero che fa del nostro Paese il più grande mercato europeo in termini di offerta turistica.

Un primato che attira molti investitori, i quali si dichiarano pronti a impiegare una cifra che raggiunge i cento milioni di euro. Entro la fine del 2023 oltre il 40% delle strutture prevede una crescita di fatturato tra il 3% e il 12%.È quanto emerge dallo studio condotto dall’azienda Deloitte sull’industria alberghiera italiana.

Dove si investe di più in alberghi

 Nord e Centro Italia vengono preferite degli investitori e dai gruppi alberghieri in cerca di rendimenti stabili, mentre chi desidera zone meno sature di hotel preferisce investire al Sud. Le città principali come Roma, Milano, Firenze e Venezia, sono le mete più ambite sia da investitori che dai gruppi alberghieri, seguite dalle destinazioni di mare e dai laghi. Per le altre località, invece, dallo studio è emersa una differenza di preferenze: gli investitori hanno mostrato un interesse maggiore verso hotel situati in città note e vicine al mare e ai laghi, mentre i gruppi alberghieri sono attratti dalle città meno conosciute.

La gestione degli alberghi

 Deloitte ha rilevato che solo circa il 30% degli hotel in Italia sono gestiti direttamente dai proprietari. La maggioranza sono amministrati da specialisti del settore alberghiero. 

Scenario positivo per gli hotel

 “Dall’analisi emerge uno scenario molto positivo per quanto riguarda il mercato alberghiero italiano: i gruppi già presenti sul territorio nazionale stanno cercando di ampliare la loro presenza, mentre gli altri cercano di fare il loro primo ingresso nel mercato con l’obiettivo di crescere rapidamente”, dichiara Angela D’Amico, Partner e Real Estate Sector Leader di Deloitte Italia. “Nonostante vi siano alcuni aspetti che possono minacciare questa crescita, tra i quali l’aumento dei costi energetici, ci sono tutti i presupposti affinché le strutture del Bel Paese possano migliorare la propria competitività a livello mondiale” conclude D’Amico. 

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