Dopo il tremendo terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria che ha provocato più di 50.000 vittime, la terra continua a tremare con scosse che raggiungono potenze pericolosissime.

Magnitudo 6,2 e 6,0 rispettivamente per Giappone e Nuova Guinea nel giro di poche ore, numeri che sebbene poco piu’ bassi dei 7,8 della Turchia, destano preoccupazioni a chi legge di continuo di tali eventi in diverse zone del pianeta.

Proponiamo un articolo di “Focus“, prestigiosa rivista scientifica che cerca di spiegare il fenomeno cosi’ tanto allargato:

“Scienze Un terremoto tira l’altro: primi studi sui meccanismi di comunicazione tra terremoti
Fino ad ora era soltanto un’ipotesi: forse i sismi più violenti “si parlano”, innescando scosse anche in luoghi molto lontani tra loro. Ora le nuove ricerche ci dicono che un rapporto c’è. Anche se molto complesso.

A volte la Terra sembra svegliarsi da un sonno profondo, scossa da tremori che rimbalzano da un luogo all’altro del pianeta. Il 29 settembre 2009, per esempio, alle 19:48 ora italiana, un terremoto di magnitudo 8.1 ha scosso le isole Samoa, nell’Oceano Pacifico, causando decine di vittime e generando un violento tsunami che ha attraversato l’intero oceano.
Abbastanza simile il caso del terremoto a Sumatra (11 aprile 2011) seguito 2 giorni dopo da un piccolo sisma a Palermo. Quale filo lega questa sorprendente sequenza di eventi? È possibile che un sisma in Turchia, per esempio, possa provocarne uno in Italia? E si può arrivare, almeno in casi come questi, a prevedere l’arrivo di un terremoto e quindi a evacuare la popolazione nelle aree interessate?
NUOVE IPOTESI. Fino all’inizio degli Anni 2000 la risposta dei geologi a queste domande sarebbe stata una sola: assolutamente no! Non c’è alcun nesso tra terremoti che si verificano in luoghi così diversi e lontani, perché ogni sisma è un evento a sé, scollegato da ogni altro. Più precisamente, non ci sono connessioni tra terremoti che avvengono su faglie (cioè grandi fratture del terreno) diverse.

I terremoti, infatti, si formano perché la crosta terrestre è divisa in grandi “zattere”, le placche tettoniche, che si spostano lentamente nel corso dei millenni generando tensioni lungo le zone di contatto: sono queste tensioni a causare i terremoti. Già da tempo si sa che i sismi più intensi generano repliche di minore intensità lungo la stessa faglia; ma fino a una decina di anni fa, appunto, si riteneva impossibile che faglie diverse “si parlassero”, ossia che un terremoto avvenuto lungo una faglia potesse provocarne un altro in un’altra faglia.
SPOSTAMENTO DI ENERGIA. Ora, invece, si sospetta che ciò possa effettivamente accadere. Da questo punto di vista, una delle aree più “interessanti” del pianeta è la faglia nord anatolica, in Turchia.

Questa lunga frattura, che si estende per circa 1.200 km dal Caucaso al Mar Egeo, è composta da molte faglie che, secondo le teorie tradizionali, non dovrebbero “comunicare” tra loro. I terremoti in questa zona, in altre parole, dovrebbero avvenire in modo del tutto casuale, come se l’epicentro di ogni scossa fosse deciso con un lancio di dado.

Invece, i 9 terremoti intensi, di magnitudo superiore a 7, che si sono susseguiti nell’area dal 1939 al 1999 si sono spostati con regolarità nel tempo da oriente verso occidente: segno che non avvenivano “a caso”, ma che erano collegati tra loro.”

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