Meloni: “Guardare oltre il qui e ora. L’Italia torni ad avere speranza nel futuro”. Il Papa: “Per i giovani il domani è una montagna da scalare, in un contesto di incertezze e fragilità. Aiutare la natalità è combattere l’esclusione sociale”

Un figlio non è solo un affare di famiglia, un fatto privato, ma un investimento per il Bene Comune. Un figlio è di tutti e per tutti”. Con questa premessa si sono aperti ieri all’Auditorium della Conciliazione di Roma gli Stati Generali della Natalità, l’evento dedicato all’analisi dello stato di salute demografico del nostro Paese, interessato dal più grave calo delle nascite da 160 anni a questa parte.

La ricetta per invertire l’inverno demografico dell’Italia non è la stessa in tutti i territori. Luppi distingue tre categorie. La prima riguarda le «province ricche», da cui sono però escluse alcune città dai costi proibitivi come Milano. La seconda comprende le province «generose per politiche familiari», come Bolzano e Trento. La terza, infine, riguarda alcune «province del Sud tradizionalmente più feconde», anche se spesso sprovviste di un numero sufficiente di asili nido. La ricetta più di successo per quanto riguarda le politiche di incentivo alla natalità sembra essere quella applicata in Alto Adige. Le componenti principali sono due: spazi urbani progettati su misura per i bambini e servizi per l’infanzia dal costo contenuto. Poi naturalmente c’è anche l’aspetto economico. Lo scorso anno, la provincia di Bolzano ha messo a disposizione 113,5 milioni di euro per sostenere le famiglie con figli minori: da 55 a 70 euro al mese per i nuclei familiari con Isee inferiore a 40mila euro. Una cifra che si aggiunge all’assegno mensile di 200 euro a figlio per ogni famiglia fino al terzo anno di vita. Un altro strumento destinato a essere copiato da altre regioni d’Italia è infine l’Audit Famiglia e Lavoro, che incentiva le aziende ad attuare politiche di welfare aziendale a favore della natalità.

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