Intanto, dopo la fiaccolata di questa notte, la premier Giorgia Meloni ha inviato un messaggio, anche a nome del governo, per ricordare la tragica ricorrenza. “Nessun fiorentino, nessun italiano, potrà mai dimenticare la strage dei Georgofili. Così come nessuno potrà mai cancellare dalla memoria quegli anni così difficili per la nostra nazione, segnati da altri sanguinosi attentati e stragi. Il governo rivolge il suo pensiero commosso a tutti i famigliari delle vittime e rinnova il suo ringraziamento ai servitori dello Stato che, spesso nell’ombra e tra mille difficoltà, hanno lottato e lottano contro la mafia. E che con il loro instancabile lavoro avvicinano sempre di più il definitivo tramonto della criminalità organizzata”.

La premier ha ricordato anche la “lunga scia di terrore di fronte alla quale il nostro popolo seppe reagire, dimostrando la forza della legalità e la solidità delle istituzioni”. Sull’attentato di Firenze Meloni ha aggiunto ancora: “Un feroce attacco allo Stato, una guerra dichiarata alla Repubblica per vendicarsi del carcere duro, una ferita gravissima inferta all’Italia e al suo patrimonio artistico e culturale”.

Il primo cittadino Dario Nardella ha invece posto l’accento sul fatto che “trent’anni segnano un anniversario a cifra tonda, che ci spinge a ripercorrere tutto quello che Firenze ha saputo fare da allora come città e anche coi processi che hanno permesso di individuare i responsabili”.

Nardella ha sottolineato anche il dovere di “andare nelle scuole e ricordare il tratto camaleontico della criminalità organizzata”, perchè parlare della strage dei Georgofili, significa “anche cosa ha significato lo scontro della mafia contro lo Stato e le istituzioni”. La mafia c’è ancora – prosegue Nardella – oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana”.

I processi, celebrati a Firenze, hanno portato alle condanne degli esecutori materiali (un commando di quattro persone che ebbe una sua base operativa a Prato, dove venne caricato di esplosivo il Fiorino rubato) e anche a chi volle quelle stragi. Totò Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano, Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e altri.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal Palazzo di giustizia di Firenze partecipa ad una cerimonia, organizzata dalla Corte d’Appello del Tribunale della città, per commemorare l’attentato del 27 maggio 1993. Oggi è infatti il giorno del trentesimo anniversario della strage di via dei Georgofili (5 morti e 48 feriti).

Intanto, dopo la fiaccolata di questa notte, la premier Giorgia Meloni ha inviato un messaggio, anche a nome del governo, per ricordare la tragica ricorrenza. “Nessun fiorentino, nessun italiano, potrà mai dimenticare la strage dei Georgofili. Così come nessuno potrà mai cancellare dalla memoria quegli anni così difficili per la nostra nazione, segnati da altri sanguinosi attentati e stragi. Il governo rivolge il suo pensiero commosso a tutti i famigliari delle vittime e rinnova il suo ringraziamento ai servitori dello Stato che, spesso nell’ombra e tra mille difficoltà, hanno lottato e lottano contro la mafia. E che con il loro instancabile lavoro avvicinano sempre di più il definitivo tramonto della criminalità organizzata”.

La premier ha ricordato anche la “lunga scia di terrore di fronte alla quale il nostro popolo seppe reagire, dimostrando la forza della legalità e la solidità delle istituzioni”. Sull’attentato di Firenze Meloni ha aggiunto ancora: “Un feroce attacco allo Stato, una guerra dichiarata alla Repubblica per vendicarsi del carcere duro, una ferita gravissima inferta all’Italia e al suo patrimonio artistico e culturale”.

Il primo cittadino Dario Nardella ha invece posto l’accento sul fatto che “trent’anni segnano un anniversario a cifra tonda, che ci spinge a ripercorrere tutto quello che Firenze ha saputo fare da allora come città e anche coi processi che hanno permesso di individuare i responsabili”.

Nardella ha sottolineato anche il dovere di “andare nelle scuole e ricordare il tratto camaleontico della criminalità organizzata”, perchè parlare della strage dei Georgofili, significa “anche cosa ha significato lo scontro della mafia contro lo Stato e le istituzioni”. La mafia c’è ancora – prosegue Nardella – oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana”.

I processi, celebrati a Firenze, hanno portato alle condanne degli esecutori materiali (un commando di quattro persone che ebbe una sua base operativa a Prato, dove venne caricato di esplosivo il Fiorino rubato) e anche a chi volle quelle stragi. Totò Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano, Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e altri.

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